Gli Usa dichiarano guerra allo spam

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Le proposte in campo includono sanzioni penali più dure, fino ad estendere agli spammer la legislazione anti-racket

I legislatori americani e gli esperti dell'Industria Tecnologica sono concordi nel ritenere urgente la definizione di regole che limitino l'invio incondizionato di materiale pubblicitario che, oltre a violare il rispetto della privacy, ingombra circa i tre quarti del traffico tra caselle di posta elettronica.
Le proposte in campo includono sanzioni penali più dure, fino ad estendere agli spammer la legislazione anti-racket.

Il Presidente del Comitato Nazionale del Commercio, John McCain, auspica l'adozione di un provvedimento in merito entro l'agosto di quest'anno.

La stessa Associazione dei Consumatori interverrà a breve con un rapporto che individui possibili soluzioni all'annoso problema.

Da più parti, infine, interventi dei Senatori appartenenti ai diversi stati, che esigono la creazione di speciali commissioni preposte a garantire la sorveglianza sull'applicazione delle misure restrittive e di filtri da parte dei provider.



fonte: innovazione.gov.it
 
Studiosi americani hanno creato decine di indirizzi e-mail con i quali si sono iscritti a siti e newsgroup per capire come nascono i messaggi indesiderati. I risultati? Sorprendenti.

Da dove arrivano le e-mail indesiderate? Per rispondere a questa domanda, un gruppo di esperti americani del Center for Democracy and Technology ha creato 250 indirizzi e-mail e nell'estate del 2002 li ha testati in Rete per sei mesi, iscrivendosi a newsgroup, mailing list, siti vari, rispondendo a inserzioni on-line di ricerca del personale, o accreditandosi presso siti di aste come eBay o di vendita come Amazon. L'esperimento ha fruttato oltre diecimila e-mail in sei mesi e solo 1.600 erano legittime: il 97 per cento delle lettere indesiderate è arrivato nelle caselle testate su siti pubblici, per esempio di e-commerce, e di queste la percentuale maggiore proveniva dagli indirizzi lasciati su siti segnalati da motori di ricerca e directories di mega portali come Aol o Yahoo.
Siamo noi stessi, quando ci registriamo lasciando la mail, a «regalarla» improvvidamente agli spammers. A questo punto si potrebbe risolvere iscrivendosi sempre con una mail fittizia, o di cui si tiene poco conto; ma il problema spam resta. Oppure, come suggeriscono gli americani, inserire nei formulari invece che maria@
hotmail.com un «maria at hotmail punto com», che è comprensibile per gli umani ma non per i robottini cattura indirizzi (ma potrebbe non essere accettata dal formulario). Gli studiosi hanno anche accertato l'onestà dei siti che chiedono se vuoi la loro pubblicità: dove hanno risposto no, non è arrivata alcuna mail indesiderata, eccetto in 25 casi, frutto di una «rapina» di indirizzo.
 

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