Vendere pubblicità basata sui termini di ricerca può rappresentare un'indebita aggressione ad un marchio commerciale. Lo sostiene la American Blind and Wallpaper Factory che ora vuole i danni
AdWords, una delle principali fonti di reddito per Google, il colosso della ricerca su web, potrebbe essere un servizio illegale. A sostenere che la vendita di pubblicità collegata ai risultati delle ricerche rappresenta un'aggressione illegittima ai trademark è la American Blind and Wallpaper Factory (ABWF) che ora ha denunciato Google.
La tesi della società statunitense è semplice: vendere pubblicità basata sulle parole chiave ricercate dagli utenti significa danneggiare un marchio commerciale. Nel caso specifico, la ABWF si lamenta del fatto che su Google, cercando termini che sono compresi nel proprio trademark, emergono sulla destra link sponsorizzati dei concorrenti di ABWF, link venduti da Google appunto attraverso il suo AdWords.
"Noi - ha spiegato il CEO dell'azienda che ha annunciato di aver denunciato Google presso la corte federale di New York - spendiamo ogni anno milioni di dollari per costruire il nostro brand e non possiamo non far nulla quando Google consente ai nostri competitor di starci col fiato sul collo".
La questione, che oggi riguarda Google ma che un domani potrebbe toccare anche i suoi rivali in un mercato in forte crescita, come Overture, e che potrebbe avere importanti implicazioni su questo tipo di pubblicità web, è tutt'altro che chiara nella legge americana dei marchi e dei brevetti.
Tanto poco chiara che, come si ricorderà, la stessa Google lo scorso dicembre aveva chiesto a quello stesso tribunale di pronunciarsi sulla questione e decidere se associare un trademark ad una pubblicità rappresenta una violazione.
Per ovviare alle lamentele di ABWF, Google aveva stabilito che su alcune ricerche, come quelle condotte cercando "American Blind Factory" piuttosto che "DecorateToday" non apparissero le pubblicità dei concorrenti di ABWF. Ma quest'ultima aveva chiesto molte più "censure" anche su altri termini.
Non c'è dubbio, viste le implicazioni che questa querelle legale potrebbe avere, che sulla vicenda si concentrerà l'interesse di molti operatori del settore.
Fonte: PI
AdWords, una delle principali fonti di reddito per Google, il colosso della ricerca su web, potrebbe essere un servizio illegale. A sostenere che la vendita di pubblicità collegata ai risultati delle ricerche rappresenta un'aggressione illegittima ai trademark è la American Blind and Wallpaper Factory (ABWF) che ora ha denunciato Google.
La tesi della società statunitense è semplice: vendere pubblicità basata sulle parole chiave ricercate dagli utenti significa danneggiare un marchio commerciale. Nel caso specifico, la ABWF si lamenta del fatto che su Google, cercando termini che sono compresi nel proprio trademark, emergono sulla destra link sponsorizzati dei concorrenti di ABWF, link venduti da Google appunto attraverso il suo AdWords.
"Noi - ha spiegato il CEO dell'azienda che ha annunciato di aver denunciato Google presso la corte federale di New York - spendiamo ogni anno milioni di dollari per costruire il nostro brand e non possiamo non far nulla quando Google consente ai nostri competitor di starci col fiato sul collo".
La questione, che oggi riguarda Google ma che un domani potrebbe toccare anche i suoi rivali in un mercato in forte crescita, come Overture, e che potrebbe avere importanti implicazioni su questo tipo di pubblicità web, è tutt'altro che chiara nella legge americana dei marchi e dei brevetti.
Tanto poco chiara che, come si ricorderà, la stessa Google lo scorso dicembre aveva chiesto a quello stesso tribunale di pronunciarsi sulla questione e decidere se associare un trademark ad una pubblicità rappresenta una violazione.
Per ovviare alle lamentele di ABWF, Google aveva stabilito che su alcune ricerche, come quelle condotte cercando "American Blind Factory" piuttosto che "DecorateToday" non apparissero le pubblicità dei concorrenti di ABWF. Ma quest'ultima aveva chiesto molte più "censure" anche su altri termini.
Non c'è dubbio, viste le implicazioni che questa querelle legale potrebbe avere, che sulla vicenda si concentrerà l'interesse di molti operatori del settore.
Fonte: PI