Dopo averlo lasciato libero per anni, facilitandone così la diffusione fino a trasformarlo in uno standard del Web, la Forgent Networks, attraverso la sua controllata Compressions Labs Inc, ha deciso che è giunto il momento per tutti di pagare le royalty per l’utilizzo di una tecnologia di compressione usata sui Jpeg. La piccola società texana ha citato per questo in giudizio 31 grosse aziende produttrici di hardware e software in quanto colpevoli di aver implementato nei propri sistemi una tecnica di compressione protetta da brevetto (4.698.672).
Tra i “cattivi” compaiono JVC, Panasonic, Ricoh, Thomson, Creative Labs, FujiFilm, Agfa, Kodak, Ibm, Dell, Apple, HP, Toshiba, Gateway, Adobe, Macromedia, Jasc, PalmOne, Xerox e Kyocera. Non sono invece state trascinate in tribunale Sony e Microsoft con le quali Forgent ha già trovato o sta cercando un accordo economico “pacifico”.
Il brevetto, registrato nel 1986 e passato alla Forgent Networks soltanto nel 1997, con l’acquisizione della società Compression Labs, viene rivendicato dalla piccola azienda texana dal 2002. Nello stesso anno, non appena Forgent svelò al mondo la propria intenzione di sfruttare il proprio brevetto per raccogliere royalty, il consorzio Joint Photographic Experts Group (JPEG) scese in campo affermando che il brevetto non copriva alcuna delle tecnologie alla base del proprio formato.
Per la piccola ma decisa società texana la strada per ottenere quello che lei ritiene appartenerle non sarà facile. In caso di vittoria, infatti, quello che attualmente è uno dei formati grafici più diffusi su Internet, diverrebbe un “formato proprietario”. La conseguenza, immediata, sarebbe la perdita dello stato di standard ISO, assegnabile esclusivamente a tecnologie libere da royalty. Questo costringerebbe la comunità internazionale che sviluppa e promuove le tecnologie per Internet e il Web a cercare un'alternativa al Jpeg.
Secondo quanto detto dagli esperti, gli accordi raggiunti a partire dal 2002, hanno portato nelle casse dell’azienda texana circa 90milioni di dollari, 16 dei quali dalla sola Sony.
Fonte: giornaletecnologico.it
Tra i “cattivi” compaiono JVC, Panasonic, Ricoh, Thomson, Creative Labs, FujiFilm, Agfa, Kodak, Ibm, Dell, Apple, HP, Toshiba, Gateway, Adobe, Macromedia, Jasc, PalmOne, Xerox e Kyocera. Non sono invece state trascinate in tribunale Sony e Microsoft con le quali Forgent ha già trovato o sta cercando un accordo economico “pacifico”.
Il brevetto, registrato nel 1986 e passato alla Forgent Networks soltanto nel 1997, con l’acquisizione della società Compression Labs, viene rivendicato dalla piccola azienda texana dal 2002. Nello stesso anno, non appena Forgent svelò al mondo la propria intenzione di sfruttare il proprio brevetto per raccogliere royalty, il consorzio Joint Photographic Experts Group (JPEG) scese in campo affermando che il brevetto non copriva alcuna delle tecnologie alla base del proprio formato.
Per la piccola ma decisa società texana la strada per ottenere quello che lei ritiene appartenerle non sarà facile. In caso di vittoria, infatti, quello che attualmente è uno dei formati grafici più diffusi su Internet, diverrebbe un “formato proprietario”. La conseguenza, immediata, sarebbe la perdita dello stato di standard ISO, assegnabile esclusivamente a tecnologie libere da royalty. Questo costringerebbe la comunità internazionale che sviluppa e promuove le tecnologie per Internet e il Web a cercare un'alternativa al Jpeg.
Secondo quanto detto dagli esperti, gli accordi raggiunti a partire dal 2002, hanno portato nelle casse dell’azienda texana circa 90milioni di dollari, 16 dei quali dalla sola Sony.
Fonte: giornaletecnologico.it