Pubblico di seguito un mio breve racconto intitolato "Estasi e sofferenza". A voi l'interpretazione. Sono goloso di critiche. 

Estasi e sofferenza
di Alessandro Desantis
A Christy-Lyn, amica e intima confidente, perché,
affrontata la sofferenza, possa godere dell'estasi.
Per sempre.
Accadde che un giorno, durante il suo viaggio, Akram capitò in un piccolo villaggio del Portogallo e vi si fermò per la notte. Passando di fronte alla spiaggia, non poté fare a meno di notare la bellezza di una donna che ammirava il mare. I lunghi capelli fluttuavano nell'aria e lei, eretta, maestosa, non vacillava minimamente. Anche da lontano si capiva che qualche pensiero la turbava. Un passante, accortosi della direzione del suo sguardo, lo scoraggiò. «Lascia perdere, ragazzo, sono mesi che è lì. Non mangia, non beve e non dorme. Si narra sia una strega: in molti hanno provato ad avvicinarla, ma chiunque provi a parlarle diviene folle dopo poco. Quando tornano qui... non sono più gli stessi. Non vorrai fare la stessa fine?». Akram rifletté su quella storia: il Maestro l'aveva messo in guardia da certe persone, in grado di sconvolgere completamente la mente umana. Ma qualcosa spingeva il ragazzo ad affrontare quella sfida. Sapeva che ce l'avrebbe fatta.
Rimase una settimana, poi due, poi ancora tre. Ovunque andasse sentiva parlare solo della strega. Ebbe l'occasione di incontrare una delle sue “vittime”: un bell'uomo di quarant'anni che vagava con l'aria smarrita, farneticando parole senza senso. Akram ne rimase intimorito quanto affascinato: quale forza avrebbe mai potuto ridurre così un essere umano?
Si stanziò in quel villaggio e trovò un lavoro come trasportatore di pietre. Le fanciulle cadevano ai suoi piedi – dopotutto era un ventenne forte e vigoroso – ma nei suoi pensieri c'era solo la bella strega, e cosa avrebbe potuto fare per conquistarla. Si illuse che non gli interessasse, ma in verità ella si era insinuata nella sua mente. Non c'era momento in cui non pensasse a lei: che fosse notte o giorno, inverno o estate. Non appena aveva un attimo libero andava a spiarla. Possibile che non se ne andasse mai, che fosse davvero una strega? Akram moriva dalla voglia di parlarle, ma aveva paura di quello che sarebbe potuto accadergli. E se fosse diventato anche lui uno di quei disperati che aveva visto? Cos'era più forte, la voglia di amare o quella di sopravvivere?
Una mattina andò in piazza ed annunciò ad alta voce che sarebbe andato dalla strega in riva al mare e le avrebbe chiesto se volesse passare il resto dei suoi giorni con lui. Gli abitanti lo scongiurarono di non farlo. Una vecchia si aggrappò al suo braccio. «Non andare, ti prego! Non andare!». Un uomo, probabilmente il marito, la prese per la vita e la portò via con la forza, guardando Akram di sottecchi.
Il ragazzo si incamminò verso la spiaggia. Faceva freddo, ma non era per quello che stava tremando. L'idea di impazzire lo terrorizzava. Si chiese se i folli si rendessero conto di essere tali. Pensò a tutti i momenti della sua infanzia, ai brutti momenti passati nell'orfanotrofio, all'incontro col Maestro, al suo viaggio spirituale verso la Conoscenza, che ora lo aveva condotto lì, a tentare di sedurre una strega. Un istante ancora, e le fu davanti. Aveva circa trent'anni, ma ad Akram non importava. Le onde lambivano i suoi piedi, il vento smuoveva il lungo abito nero. Sembrava una donna ricca, probabilmente la sposa di qualche nobile.
Ormai non si poteva più tornare indietro. «Io... credo di amarti» disse Akram, incerto, timoroso; ma nel momento esatto in cui finì di pronunciare quella frase la donna alzò una mano e le tenebre calarono su di lui. Non distingueva più nulla nella foschia, ed immagini terrificanti gli apparivano dinanzi agli occhi. Si inginocchiò e iniziò a piangere; non era un pianto liberatorio. Stava soffrendo per quelle visioni. La strega era circondata dalla pace più totale, come se il Male non la potesse scalfire. Come se fosse lei l'artefice di quella tortura. “Ecco cosa hanno provato gli altri uomini!” pensò Akram.
Sarebbe potuto scappare via. Era certo che se lo avesse fatto tutto sarebbe tornato alla normalità. Tuttavia il suo amore per lei era più forte, e resistette. Dopo un tempo interminabile, la donna, con una lentezza esasperante, abbassò la mano e le tenebre scomparirono per far posto alla luce. Akram si sentì improvvisamente pieno di gioia.
«Va' al villaggio e di' che sarai il mio compagno per tutti i giorni che verranno, perché hai saputo affrontare le tenebre per scoprire la luce». E lui lo fece. Corse verso gli abitanti che lo aspettavano in piazza e, ormai senza fiato, raccontò la sua incredibile storia. E quelli gioirono, perché li aveva liberati dalla maledizione che era caduta sul villaggio secoli prima.
Il giovane raggiunse la donna correndo. Andarono via insieme, tenendosi per la vita, con la delicatezza di cui solo due innamorati sono capaci, la testa di lei appoggiata sulla sua spalla, la chioma che gli solleticava il collo. «Posso farti una domanda?» le chiese flebilmente, ancora timoroso al ricordo della sofferenza che aveva patito poco prima. Ma la donna lo guardò con un sorriso affettuoso. «Cosa?» rispose. «Tu sapevi fin dall'inizio che io ce l'avrei fatta, vero?». «Sì». «Allora perché mi hai fatto patire tutto questo?». «Perché tu capissi che, nel mondo, ogni cosa, anche l'Amore, si conquista soffrendo. L'Amore è questo: è fatto di estasi e sofferenza. Tu hai avuto il coraggio per affrontare la sofferenza». Allora Akram tacque. Non c'era bisogno di dire nient'altro. Fu pieno di riconoscenza verso quella donna, di cui non seppe mai neanche il nome, nonostante gli anni che passarono insieme.
Quando gli abitanti giunsero alla spiaggia per vedere la coppia andare via era ormai tardi. Le onde si infrangevano sulla costa, cancellando le ultime impronte.